Network Neutrality
Secondo la definizione data da wikipedia per Network Neutrality si intendono i vari tipi di distorsioni che la rete può apportare ai diversi contenuti che trasmette. La Network Neutrality rappresenta un punto focale delle politiche regolatorie, in particolare per quanto riguarda Internet.
Il principio di neutralità della rete si basa sull’impossibilità data ai provider che sfruttano la banda larga di offrire una connettività migliore, più veloce, di favore di partner o altri, mettendo in una situazione di svantaggio soggetti meno potenti e remunerativi.
In rete tutti i contenuti devono essere trattati allo stesso modo da chi offre la connettività.
Internet nasce come canale di comunicazione a disposizione di tutti, un bene comune che tutti hanno il diritto di utilizzare senza stare troppo a preoccuparsi di quelli che possono essere gli interessi economici che vi girano intorno. L’utente della rete è interessato a ciò che circola in essa, si tratti di contenuti che possono determinare profitto o meno. Ciò che interessa all’utente è la condivisione e lo scambio di contenuti, la possibilità di scambiare idee, opinioni, informazioni, bit senza discriminazioni di alcun genere, soprattutto senza discriminazioni di banda.
Ci si sarebbe aspettato perciò che gli operatori che ci forniscono l’accesso ad Internet rimanessero per sempre neutrali rispetto alle pagine web che vengono visitate o alle applicazioni utilizzate attraverso la rete.
In un articolo di Roycroft proprio sulla Network Neutrality, vediamo come alcune compagnie statunitensi non la pensino esattamente così, ma come al contrario pretendano di ricevere dei pagamenti ulteriori da compagnie come Google o Yahoo, pr esempio, per fare andare i propri siti più veloce degli altri.
Dalla parte loro compagnie come AT&T, Verizon e molte altre, cercano di giustificare la loro posizione affermando la necessità di trovare un modo per ripagare le spese da loro sostenute per la costruzione di connessioni migliori e sempre più veloci.
Sempre dall’analisi economica di Roycroft vediamo come, soprattutto negli Stati Uniti, il mercato delle telecomunicazioni ruoti intorno ad un numero sempre più ristretto di compagnie, sempre le stesse, che gestiscono la telefonia, l’accesso ad internet, la televisione, tutto ciò che è comunicazione.
Cosa succederebbe se queste compagnie riuscissero ad eliminare quella che è la neutralità della rete? Quella che è la sua natura intrinseca?
Nel momento in cui tali compagnie avranno il potere di gestire i pacchetti di informazione, i contenuti della rete, dando priorità a certi tipi di traffici piuttosto che ad altri, Internet stessa perderà il suo essere, l’essere un’architettura aperta.
Anche colui che viene considerato il padre del world wide web, Tim Berners Lee si esprime con preoccupazione sull’eventuale nascita di un Internet a due velocità, una rete con corsie preferenziali per chi ha maggiori possibilità economiche di investire su circuiti più rapidi e corsie più lente per gli altri.
Alla conferenza sul WWW che si è tenuta ad Edinburgo lo scorso maggio Lee si è nettamente schierato a favore della neutralità della rete affermando la necessità assoluta di una ferma separazione tra i fornitori di contenuti e coloro che vendono connessione.
In un post sul suo blog egli spiega come la rete sia nata in un contesto di apertura, apertura alle idee, all’innovazione proveniente da diverse menti, e come egli non abbia dovuto chiedere il permesso a nessuno per realizzare questa idea e come l’abbia messa a disposizione di tutti perché ci potesse essere uno scambio e una condivisione senza discriminazioni.
Nel suo post Lee conclude con un appello che non vado a citare, ma semplicemente a riassumere: La rete nasce come mezzo di comunicazione neutrale ed è per questo che può essere considerata base della democrazia e di conseguenza base di una economia di mercato equa e competitiva.
Anche Vint Cerf parla della Network Neutrality, affermando che l’impatto ed il successo economico della rete dipendono proprio dalla sua struttura aperta. La rete infatti è stata disegnata senza porte e senza blocchi e tutto ciò ha sempre permesso a diversi livelli di creare degli strati di conoscenze diffuse che hanno determinato una continua crescita ed innovazione della rete stessa, innovazione che dunque è sempre dipesa dagli utenti stessi della rete in assenza di potere centrale. Approvare delle politiche che permettano a pochi operatori di discriminare e di intervenire a proprio piacimento sulle attività in rete non porterà di certo ad una economia favorevole agli utenti. Non si può permettere agli operatori TLC di decidere quali servizi e strumenti l’utente può o non può utilizzare.
Andare contro la neutralità della rete significa dunque mettere da parte la natura aperta di Internet a favore di interessi puramente economici che genereranno vantaggi solo ed esclusivamente agli operatori TLC. All’orizzonte ci aspettano una serie di reti interconnesse tra loro, privatizzate dove non sarà possibile utilizzare indiscriminatamente i servizi che si desidera, ma tutto sarà controllato determinando un forte svantaggio dei servizi non graditi all’operatore.
Quello a cui oggi siamo abituati è una rete in cui troviamo diverse reti interconnesse tra loro ed una molteplicità di operatori attraverso i quali ci scambiamo contenuti. Ora come ora perciò disponiamo di un accesso libero ed incondizionato; eliminando il principio della neutralità un operatore di TLC potrà utilizzare le proprie tecnologie a proprio piacimento, per creare una rete parzialmente interconnessa ad Internet e ciò limiterebbe non di poco le possibilità di utilizzo dei servizi da parte dell’utente.
Oltre alla paura di modificare la struttura aperta della rete, si rischia soprattutto di bloccare la nascita di nuovi servizi e compagnie in Internet e di conseguenza l’innovazione che ne deriverebbe.
Certo è che bisogna cercare di fare tutto il possibile per far si che Internet resti una rete ed un servizio aperto, dove gli utenti possono decidere autonomamente quali siti visitare e di quali servizi usufruire e dove anche chi non ha soldi possa contribuire all’innovazione. Solo un modello di rete di questo genere può portare vantaggi economici sia agli utenti che agli innovatori e i vari operatori verranno premiati per aver fornito libero accesso ad una rete di grande valore come è Internet.
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